Una volta attestata la linea di difesa sul Piave, dal massiccio del Monte Grappa fino al mare, e mantenuta sostanzialmente stabile quella lungo i confini del Trentino, le truppe vennero riorganizzate al loro interno, con la costituzione di nuove Armate per meglio presidiare il fronte, e venne garantito un più efficace ricambio tra le prime linee e le retroguardie. Inoltre, le altre potenze dell’Intesa, in particolare Gran Bretagna e Francia, inviarono alcuni contingenti a supporto dell’esercito italiano. L’apporto statunitense fu limitato a poche truppe e a corpi della Croce Rossa (tra i quali prestava servizio anche il giovane Ernest Hemingway).
Sempre più massiccio fu l’utilizzo di nuove e più sofisticate armi, a partire dagli autoblindo e dai primi carri armati. Per l’opinione pubblica e per i soldati il Piave divenne ben presto motivo di rinnovato fervore patriottico, nonostante tutte le difficoltà e la stanchezza generale.
Ben più complicata fu invece la situazione delle truppe austro-ungariche e tedesche: nonostante il fronte russo fosse venuto meno e quello balcanico non rappresentasse, all’inizio dell’anno, un serio problema, l’esercito della Duplice Monarchia attraversava un periodo di grandi difficoltà, sia per la quasi impossibilità di avere nuovi rincalzi che per la scarsezza di approvvigionamenti, tanto di viveri che di mezzi.
La guida politica dell’Imperatore Carlo si dimostrava piuttosto incerta tra il desiderio di risolvere al più presto la guerra ed il legame, non sempre facile
da sostenere, di dipendenza dall’alleato tedesco, che a sua volta non stava riuscendo a sfondare sul fronte occidentale.
L’ultimo grande tentativo da parte austro-tedesca di vincere la resistenza italiana si ebbe alla fine di giugno del 1918, con la cosiddetta “Battaglia del solstizio”. Le provate truppe austro-germaniche cercarono di superare il Piave, ma complici anche le abbondanti piogge, oltre al rinnovato impegno delle truppe italiane sorrette da contingenti alleati, l’offensiva non ebbe i risultati sperati. Inoltre, specie in prossimità del Piave, anche il dato sanitario era grave: la malaria mieteva vittime forse più dei combattimenti.
Durante la Battaglia del solstizio venne abbattuto Francesco Baracca, asso dell’aviazione italiana. Si configurava sempre più importante il ruolo dell’aeronautica, sia nei combattimenti che per il lancio di materiale di propaganda oltre le linee nemiche; va ricordato a questo proposito il famoso volo di Gabriele d’Annunzio su Vienna del 9 agosto 1918. Nel 1918 anche alcuni reparti della marina italiana si resero protagonisti di azioni di disturbo di grande impatto mediatico, come l’incursione dei MAS (Motoscafo Armato Silurante) nella Baia di Buccari (10-11 febbraio 1918: la cosiddetta beffa di Buccari, che ebbe tra i protagonisti lo stesso D’Annunzio) o, a guerra quasi finita, l’affondamento della corazzata “Viribus Unitis” nel porto di Pola (1 novembre 1918).
LA LEGGENDA DEL PIAVE
A seguito dei fatti d’arme di giugno e luglio, il napoletano E. A. Mario (pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta) scrisse parole e musica di una canzone che ben presto divenne popolarissima tra le truppe: “La Leggenda del Piave”. Le prime strofe vennero scritte a ridosso degli eventi di giugno, l’ultima dopo la vittoria italiana.