
Questi vasti imperi erano formati dall’insieme di popoli con lingue, religioni e culture differenti, uniti dallo stesso sovrano e dalle strutture istituzionali comuni (come ad esempio l’esercito o la burocrazia); con il passare del tempo, per assicurare la loro convivenza, le autorità centrali avevano dovuto concedere alcune forme di autonomia e rispondere così alle aspirazioni di libertà ed affermazione nazionali sempre più diffuse tra i ceti medi e popolari. La carta d’Europa ci svela una fitta rete di piccoli o medi Stati nazionali (come la Serbia, la Bulgaria, la Romania, la stessa Italia), che, collocati come dei satelliti intorno ai grandi blocchi imperiali, raggiunsero l’indipendenza durante la seconda metà dell’Ottocento, sull’onda del trionfo dei principi liberali e dei moti risorgimentali; essi erano guidati da una classe dirigente dinamica e desiderosa di espandere i confini a spese dei Paesi vicini, per includervi tutti gli appartenenti alle rispettive nazionalità: ad esempio, il governo di Roma aspirava ad annettere le province austriache abitate da italiani (il Trentino, Gorizia e Gradisca, Trieste, parte dell’Istria e della Dalmazia) allo stesso modo della Serbia o della Romania nei confronti delle regioni dell’Austria e dell’Ungheria popolate da serbi o romeni; in quasi tutti i casi, le rivendicazioni di ognuno si intrecciavano fino a peggiorare sempre di più le relazioni tra Paesi vicini.
Dopo la riforma della costituzione del 1867, lo stato retto dagli Asburgo era composto istituzionalmente da due parti, da due entità autonome con eguale dignità statale che avevano alcune strutture istituzionali comuni, ovvero l’Austria (la cosiddetta Cisleitania) e l’Ungheria (la Transleitania). Per questo motivo viene indicata d’ora in poi come Duplice Monarchia o Austria-Ungheria. La figura del sovrano (imperatore in Austria e re in Ungheria) rappresentava un punto d’unità per un complesso istituzionale molto articolato.
ra Austria e Ungheria un tratto del confine era post lungo il fiume Leitha, per cui la parte ad occidente di questo corso d’acqua era detta Cisleitania (ovvero la parte austriaca della Duplice Monarchia), e quella ad oriente Transleitania (la parte ungherese).
Come e forse più che in altri stati europei dell’epoca, estremamente complesso era il quadro delle nazionalità presenti al suo interno. Nella parte ungherese della Duplice Monarchia, gli ungheresi costituivano circa metà della popolazione, cui si affiancavano, in minor numero, slovacchi, ruteni, croati, rumeni, serbi e tedeschi; nella parte austriaca vi era un autentico mosaico di popoli, tra cui tedeschi, italiani, sloveni, croati, cechi, ucraini, polacchi, rumeni. In un momento in cui le rivendicazioni nazionali stavano divenendo oggetto di lotta politica, questo insieme alquanto disomogeneo era potenzialmente esplosivo.
L’Imperatore regnante nel 1914 era Francesco Giuseppe I, il quale era salito al trono ad appena diciotto anni nel 1848, in un momento di grande turbolenza, quasi a segnare una necessità di cambiamento che rispecchiava lo spirito innovatore del tempo. Nei decenni centrali dell’Ottocento l’Impero stava attraversando un momento di espansione economica: traffici commerciali, marittimi e terrestri, erano favoriti da una classe di imprenditori che sperava di far fruttare la posizione dell’Austria, oltre che investire in nuove attività industriali. Questi traffici trovavano un punto cardine nel porto franco di Trieste. Non sempre a questo dinamismo seppe corrispondere un’adeguata politica economica da parte dello Stato, che si rivelò piuttosto lento nella realizzazione delle infrastrutture (ferrovie in primo luogo) necessarie a sostenere la crescita economica.
Dal punto di vista politico e militare, non sempre le sorti delle imprese belliche erano arrise all’Austria. Dopo aver perso la Lombardia (1859) ed il Veneto (1866) in favore del Piemonte che aveva anche così potuto formare (nel 1861) un nuovo stato, il Regno d’Italia, l’Austria, persa l’egemonia nella penisola italiana, stava sempre di più guardando alla penisola balcanica come terreno di espansione, a danno dell’Impero Ottomano ormai in progressivo disfacimento. Molteplici furono le guerre e le rivolte che infiammarono l’area balcanica nel corso della seconda metà del XIX secolo.